Il Giovane Mostro (Italian)


by MuscleAche

Cari i miei quattro amanti italiani del sesso al calcolatore, mancava in questo sito un racconto in italiano e, per gentile concessione di MuscleAche, ho deciso di tradurre "Young and so Evil". Nel racconto originale alcuni personaggi sono minorenni, io li porterò a 18 anni , lo so che preferireste identificarvi con un quindicenne o un diciassettenne, però, anche diciotto anni non sono male. Purtroppo io non sono uno scrittore di professione, ma, solo un amante del genere come voi e, nell'attesa che si decida a tradurre tutto ciò un vero scrittore, magari "Busi" accontentatevi e buon divertimento.

"Il giovane mostro "

PRIMO CAPITOLO:

Ancora non ci posso credere, sono riuscito veramente a complottare a tal punto da riuscire a mandare in galera per cinque anni un uomo adulto, un padre di famiglia. Bhe! veramente qualcuno mi ha anche aiutato, ma, dopotutto il piano era mio e ha funzionato. Non male per un ragazzo di 18 anni. Ma, innanzitutto, mi presento: Sono un ragazzo ricchissimo, vivo con mio padre e due servi in una grande piantagione. E' certo che con tutti i soldi che possiedo ho anche un grosso potere, ma, il potere che veramente vorrei e quello di avere il completo possesso di un corpo di immensa forza e profonda virilità. Molto tempo fa ho abbandonato il sogno di poter assomigliare io stesso a qualcuno degli altri ragazzi che frequentano la scuola superiore, sapete quelli con le spalle larghe, la gabbia toracica sviluppata, le gambe e le braccia muscolose, con la vita stretta e un paio di chiappone sode. Alti, belli, ragazzi cazzuti per i quali tutte le ragazze e molti ragazzi vanno pazzi. Io misuro 1,73, sono magro, un po' gracile e peso 63kg, sono oramai cosciente che tutte le diete, gli esercizi fisici, i pesi o le proteine non modificheranno mai il mio aspetto sostanzialmente. Inoltre, se dovrò assomigliare a mio padre che è 1,75 per 87 kg di grasso, prematuramente calvo, con occhiali a fondo di bottiglia e un naso aquilino, non ho di che ben sperare. Quando la gente dice quanto io assomigli a mio padre (meno ovviamente per il grasso) la prendo come un insulto e divento cattivo, veramente cattivo. Ma qualcosa d'altro ho in comune con mio padre, siamo ben conosciuti per la nostra funesta ira. Per mio padre ciò significa essere considerato un vero tiranno, uno spietato uomo d'affari che per la sua ricchezza nessuno osa sfidare. Per me, purtroppo, la mia ira si sfoga solo in zuffe con i compagni di classe anche molto più giovani di me. Capite, nessuno è spaventato da un pappamolla come me anche se sono molto ricco. Tutto ciò non fa che aumentare la mia ira e così tramo piani per soddisfare i miei desideri più malvagi. A volte penso che la vita sia così iniqua. Non ho alcun amico con cui parlare e con mio padre fuori nei suoi innumerevoli viaggi d'affari, mi trovo spesso a casa completamente solo. Ero solitamente molto triste fino al giorno in cui mio padre ha assunto il nuovo cuoco. Si chiama Boris, non è per niente fico, sebbene sia alto è grasso quanto mio padre, ma, realizzai presto che io e lui eravamo della stessa stoffa. Boris mi ascolta quando gli parlo delle mie frustrazioni, ma, cosa molto più importante, mi suggerisce i modi in cui io posso compiere ciò che voglio. Per essere completamente franco, Boris è un gran sadico. Quando esprime la sua opinione su cosa posso fare per soddisfare i miei malvagi desideri sicuramente mi sta guidando in ciò che lui stesso brama. Una volta mi ha fatto vedere la sua collezione di fruste, cinghie, palette, mollette e bardature. Come presi in mano il manico di una frusta, immediatamente il mio cazzo si indurì e, guardandolo negli occhi, capii che eravamo entrambi due spiriti predatori alla ricerca di una preda. Marco è il più bel ragazzo sul quale io abbia mai posato gli occhi. A 18 anni è già alto 1,87, e pesa 89 kg. La ragione per la quale io conosco il suo peso esatto è che egli gareggia nella squadra di lotta greco-romana della nostra scuola. Egli è anche un ginnasta di primo piano, riesce a fare una croce agli anelli e a mantenersi in quella posizione per oltre un minuto! Ma lo sport in cui anche secondo tutte le ragazze Marco eccelle è il culturismo. Me lo ricordo in piedi, sul palco dell'auditorio in un paio di pantaloncini da atleta tirati a pelle in posa con le sue braccia muscolose sollevate sopra la testa in segno di vittoria per le fotografie ed i fans, era una vera visione da contemplare. Marco arrivò primo assoluto, ciò significa che aveva battuto non solamente i ragazzi della categoria teenager, ma anche i culturisti adulti delle altre categorie, e non c'era da meravigliarsene. La prima volta che vidi Marco fu quando lui e suo padre stavano andando a vivere in una fatiscente stamberga nella nostra piantagione, fu esattamente un anno fa. Stavo girando in auto con mio padre quando fermammo bruscamente la nostra limousine davanti a quella decrepita baracca a due stanze sollevando così tanta polvere che Marco e suo padre dovettero sfregarsi gli occhi. I miei occhi si erano invece completamente trasferiti sul teenaged. Non avevo mai visto nessuno come lui, stava indossando un paio di levis logorati a furia di portarli, delle vecchie scarpe da ginnastica ed una maglietta sfilacciata, ma, fu ciò che vi era sotto quei vecchi vestiti che mi catturò completamente. Marco un anno fa era un po' più basso di adesso ma anche allora era il ragazzo più muscoloso che io avessi mai potuto immaginare. Le sue spalle stiravano la maglietta a tal punto che il materiale di cui era fatta aderiva perfettamente al suo ampio petto virile( si potevano addirittura scorgere le due protuberanze causate dai suoi ampi capezzoli) e la amplissima schiena, tuttavia, la maglietta era del tutto allentata attorno alla vita, sembrava che i pantaloni si adattassero perfettamente ai suoi fianchi strettissimi per poi svasarsi sulle gambe robuste tanto che il suo fisico perfetto dava l'idea di una clessidra. Quasi impazzii quando notai le sue braccia, non erano gonfie come quelle steroidate dei culturisti, erano invece estremamente definite, i suoi bicipiti anche rilassati, mostravano tutti i particolari di una carta anatomica. Vene robuste e ben definite scendevano nei suoi arti e anche il più leggero movimento delle mani faceva danzare i muscoli degli avambracci sotto la sua pelle liscia ed abbronzata. Io andai fuori di testa quando guardai il suo viso, posto su un collo robusto ma aggraziato, aveva una fossetta sul mento, labbra piene e carnose, zigomi alti, grandi occhi blu e capelli castani fitti e ondulati fu abbastanza per far si che il mio cazzo ormai già duro nei pantaloni cominciasse a eiaculare pre-sperma e una macchia apparve sulla patta dei miei pantaloni. Mio padre immediatamente scese dall'auto e si avvicino al padre di Marco, potei capire da cosa, i quel momento, Marco fosse preso, suo padre aveva un'aria sminuita, sembrava quasi timido mentre mio padre gli parlava. "Bene, vedo che alla fine sei venuto, ma, non dimenticare, che mi aspetto un intera giornata di lavoro da te, hai capito?" Mio padre si spiegò ficcando il dito nel petto ampio dell'uomo. Il poverino abbassò gli occhi e umilmente rispose " si signore". Mio padre continuò poi spiegando come si aspettasse che il lavoro venisse svolto ogni giorno e che, se non fosse stato soddisfacente ci sarebbero state conseguenze. Mentre mio padre elencava una lunga lista di lavori io riguardavo Marco che si stava ancora sfregando gli occhi per la polvere, ma, l'inconfondibile espressione del suo bel viso, diversamente dal suo vecchio, dimostrava una resistenza ed un'ostilità verso mio padre. Avrei potuto dire che si sentisse imbarazzato e che anche un po' si vergognasse per come si faceva trattare suo padre da questa gente ricca e prepotente. Il mio sguardo, improvvisamente, cadde sulla sua vita quando egli si sollevo la maglietta per servirsene per pulirsi il volto sporco di polvere e di sudore. Ora potevo vedere un'altra parte magnifica del suo corpo che mi fece impazzire. Anche se sono gracile ho un po' di grasso attorno alla vita , non molto, quel tanto che basta per non mettere in evidenza gli addominali e, per quanti esercizi io faccia, non riesco ad eliminarlo, la vista del ventre di Marco mi fece letteralmente fondere. Alzandosi la maglietta, inconsapevolmente, mi aveva rivelato il suo ventre abbronzato e senza peli percorso da muscoli addominali che sembravano finemente scolpiti, la sua vita era così stretta e compatta che pareva incredibile per un ragazzo della sua altezza, il mio sguardo salì a poco a poco, gustandomi la mirabile vista della sua ampia gabbia toracica dove si potevano vedere tutte le costole su fino ai muscoli dorsali che dai lati del suo busto emergevano ad ogni sua minima torsione. Posti su due pettorali profondamente scolpiti poggiavano i più libidinosi capezzoli sui quali avessi mai messo gli occhi. La circonferenza scura di quel bottone carnoso doveva misurare almeno cinque centimetri di diametro, ma fu ciò che protrudeva da quella deliziosa areola che mi fece mordere la lingua. Il solo pensiero di addentare quei voluttuosi capezzoli mi vece sobbalzare il cazzo nelle mutande. Devo avere questo ragazzo! Così il mio piano cominciò a prendere forma. FINE PRIMO CAPITOLO

SECONDO CAPITOLO

Non è giusto. Come possa qualcuno essere tanto povero e tanto ricercato e desiderato allo stesso tempo, era senza dubbio il sogno erotico di molta gente. Marco ebbe subito un grosso successo. In qualunque posto andasse, molte ragazze e anche qualche ragazzo lo seguivano. Quando si recava in mensa, tutti si fermavano per guardarlo ed ammirarlo, i professori gli sorridevano, l'allenatore era entusiasta di avere un atleta dotato di un così grande talento naturale, Marco era senza dubbio il ragazzo più desiderato dell'intera città. Nessuno però lo desiderava più di me e come me, nessuno eccetto Boris. Boris non aveva nemmeno bisogno di vedere Marco per capire perfettamente che il mio desiderio bramoso fosse anche il suo. Restavo, fino a notte fonda, in camera di Boris a raccontargli di come fosse Marco quel giorno a scuola e come i vestiti celassero a malapena il suo corpo magnifico. Ripetevo spesso il racconto di quando vidi di sfuggita il cazzo di Marco negli spogliatoi. Calcolai che quel bestione dovesse, da molle, penzolare per oltre 13 cm. Aveva due palle pesanti della grandezza di un uovo di gallina poste allo stesso livello all'interno dello scroto. Ricordavo a Boris come le chiappe di Marco fossero lisce e profondamente intagliate. Durante queste chiacchierate notturne, ci eccitavamo toccando le fruste, i bastoni e gli altri strumenti di tortura che ora entrambi collezionavamo pensando al giorno in cui sarebbero stati usati e anche a colui che ben presto li avrebbe assaporati. Entrambi avevamo furiose erezioni mentre ripassavamo ogni dettaglio del nostro complotto e finalmente il giorno arrivò.

TERZO CAPITOLO

Il giorno in cui il padre di Marco ricevette la sentenza di cinque anni di reclusione per aver picchiato una donna in un paese vicino fu il giorno in cui la vita di Marco cambio per il peggio, ed il cambiamento sarebbe stato come scendere all'inferno. "Bene, penso tu sappia già che il tuo vecchio starà via per un bel pezzo" così disse mio padre a Marco. Marco non aveva mai accudito alle mansioni della piantagione, esse gli ricordavano solo lo stato servile di suo padre alle dipendenze del ricco padrone e di quel suo strano figlio. Ora rabbrividiva là in piedi nel largo studio di mio padre, era confuso perché anche lo sceriffo era presente, era sbigottito di come suo padre potesse essere stato accusato e condannato per un crimine che non avrebbe potuto materialmente commettere. Marco era ansioso di sapere che cosa sarebbe stato di lui, come sarebbe stato in grado di badare a se stesso. Con suo pieno orrore, a queste domande sarebbero giunte risposte che solo un incubo avrebbe potuto produrre. " Tuo padre mi deve a tutt'oggi una grossa somma di danaro, ma, possiamo dire anche di lavoro. Mentre tu eri impegnato nelle tue attività sportive dopo la scuola, tuo padre non era in grado di adempiere alla quota pattuita di lavoro. Scommetto che non ti parlò mai di quanto in arretrato fosse tanto che ora mi deve almeno cinque anni di duro lavoro". Marco cominciò a contorcersi mano a mano che la sua inquietudine diveniva visibile mentre ascoltava mio padre: Che scena stupenda la vista del ragazzo tutto muscoli che si rende conto progressivamente di come la sua vita sarà per i prossimi cinque anni! "Cesserai di andare a scuola e comincerai a lavorare qui immediatamente. Lo sceriffo è qui per informarti che se tu non adempirai ai tuoi obblighi di famiglia e fuggirai, verrai scovato ovunque tu sia e riportato qui. Non ti consiglio di svignartela perché significherà aggiungere un altro anno a quelli che già ti toccano, o possiamo dire di lavori forzati!" Marco cominciò a sudare e il suo odore virile era del tutto percepibile anche in quel largo studio. "Verrai nutrito bene. Mi servi in piena forma per i lavori pesanti che dovrai fare. Lavorerai dall'alba al tramonto. Ogni rallentamento verrà severamente punito. Mi sono spiegato?" Marco stava considerando con orrore la portata dell'intero piano per far arrestare suo padre con un'accusa montata. Come si vede i soldi possono comprare molte cose. "oh, a proposito, penso che tu già conosca mio figlio, Edgard, Vero? Marco sollevò lo sguardo e mi guardò forse per la prima volta da quando lui e suo padre arrivarono un anno fa. Ora si rende conto con quali occhi bramosi io lo guardi. " Sono quasi sempre fuori per settimane per i miei viaggi d'affari e certamente non avrei il tempo di controllare un manovale, perciò, sarà Edgard a darti gli ordini. Gli obbedirai sempre. Ogni resistenza alla sua autorità o mancanza di rispetto verrà severamente punita." Ora Marco diveniva sempre più ansioso. "Signore, ma, Edgard è più giovane di me", disse Marco in maniera quasi supplichevole. Mi divertirò a vederlo supplicare ogni giorno! "Non provarci nemmeno a contraddirmi, tu ingrato bastardo", mentre lo diceva mio padre si diresse verso marco e lo colpi molto forte sul viso. "Non tollererò nessun segno di insubordinazione" e lo colpì col retro della mano sull'altra guancia. "obbedirai ad ogni ordine di Edgard, o ne pagherai le conseguenze"; e giù con un altro pesante ceffone. A Marco girava ancora la testa per i colpi subiti al suo bel viso mentre le lacrime gli si cominciavano a formare agli occhi. SLAP! SLAP! SLAP! Marco sta apprendendo la sua prima lezione di quanto velocemente il suo padrone possa perdere la pazienza. Questa piccola dimostrazione di ceffoni è un giochetto da ragazzi rispetto a ciò che io, il suo vero padrone, ho in sebo per lui. Ora sto entrando nello status di avere pieno dominio di un altro essere umano. Questo ragazzo diventerà completamente il mio schiavo. Finalmente potrò soddisfare i miei desideri più lussuriosi con il più splendido e virile esemplare di teeneged. Oh, che goduria. FINE TERZO CAPITOLO

QUARTO CAPITOLO: (Con questo capitolo comincia la festa per Edgard , Boris e anche per i lettori. Questo capitolo è vivamente consigliato a coloro i quali si stessero preparando per un esame di anatomia, ma, lasciamo ora la parola all'autore e buon divertimento).

Quel giorno, di primo mattino, mio padre partì per un viaggio di quattro settimane in sud America. Marco era in piedi davanti a me e a Boris con una espressione triste sul suo volto che era sempre troppo bello. Lo accompagnammo dunque giù alla sua camera nello scantinato. In realtà si tratta di una cella. Si tratta infatti di una grande stanzasenza arredamento, dotatata solamente di un materasso direttamente sul pavimento di cemento e un tubo di scolo come w. c.. Ci sono tuttavia altri oggetti nella stanza. Marco restò a bocca aperta per l'incredulità guardando quegli arnesi che sembravano dei dispositivi medioevali di tortura. Egli li aveva forse visti in foto e non poteva immaginarsi come ci si sentisse ad essere la vittima di quelle macchine infernali. Egli sentiva che lo avrebbe scoperto prima di quanto non avesse voluto. Marco ora sta respirando profondamente ed del sudore gli si comincia a formare sulla fronte alla vista di un pesante cavalletto da tortura in legno con una manovella alla sommità e anelli per polsi e caviglie ad ogni angolo. C'era anche un grande congegno a forma di ruota dotato anch'esso di anelli e manovella. In effetti, ve ne sono ovunque, attaccati ai muri, penzolanti dall'alto soffitto tramite pesanti catene, fissati sul pavimento ai quattro angoli del materasso. Marco comincia ora a sudare attraverso la maglietta e il suo petto muscoloso si espande e si contrae rapidamente via via che si rende conto di cosa sarà d'ora in poi la maggior parte della sua vita. La sua così detta camera è in realtà una camera di tortura! Un'altra macchina dall'aspetto crudele attrae ora la sua attenzione essa sembra infatti una grassa x con anelli ad ogni estremità, ma nella parte inferiore vi è, al centro, una cinghia di trasmissione collegata ad un motore adiacente. Marco riesce a realizzare che quella larga croce può arrivare a girare ad una velocità davvero terrificante. Ora Marco è veramente preso dal panico egli nota infatti che da alcuni ganci sul muro pendono delle fruste! Una crudele frusta per tori da 2 metri e mezzo, un terrificante gatto a nove code da un metro e mezzo, alcune strisce di corame che si usano per affilare i rasoi belle spesse e lunghe almeno un metro e poi cinture di cuoio grezzo di ogni misura, frustini per cavalli, bacchette, palette, canne. Marco riusciva chiaramente a capire lo scopo della batteria da auto munita di cavi e morsetti taglienti. Egli infatti conosceva i morsetti poiché li usava nel laboratorio di meccanica a scuola. C'erano centinaia di quei dolorosi morsetti dai denti taglienti su di una mensola. Marco guardò in basso il suo petto sempre più agitato verso le grosse protuberanze formate dai suoi capezzoli e cominciò a tremare. "Togliti i vestiti", gli ordinai. Marco, visibilmente tremante, comincio ad arretrare da me. "Ti prego Edgard no" cominciò a supplicarmi. "Non ti è stato dato il permesso di parlare. Per quest'offesa dovrai essere punito" gli dissi in maniera pacata ma sicura. Boris afferrò Marco per un braccio, stupito di quanto forte fosse al tocco un bicipite di 46 cm. Marco lo spinse via e si girò verso la porta metallica chiusa a chiave, ma, riuscì a fare solo due passi prima di sentire il tonfo di una clava che gli si abbatté sul cranio. Alcuni istanti dopo...."Ok Boris, è pronto, fagli annusare i sali". Marco si risvegliò dalla sua breve incoscienza, ma, imparerà che, d'ora in avanti, tutti i suoi momenti di incoscienza saranno brevi. Come aprì gli occhi si trovò a guardare dritto nei miei. Come era possibile, si sarà chiesto, dal momento che egli era molto più alto di me. Risolse l'enigma e si rese conto delle sue attuali condizioni non appena si rese conto del dolore causato dalla tensione delle spalle e delle cosce. Guardando verso l'alto egli vide i suoi polsi imprigionati da polsini metallici collegati a catene che gli tiravano le braccia in su e in fuori in una posizione dolorosa. Anche le gambe erano mantenute divaricate quasi orizzontalmente al pavimento da anelli e catene, il tutto era collegato ad una manovella, posta su un muro adiacente, che ne determinava la tensione. Ora Marco sapeva perché fosse tanto alto quanto me. "Mi hai fatto arrabbiare quando ai tentato di fuggire, mi hai fatto arrabbiare quando hai parlato senza permesso, mi hai fatto arrabbiare quando non hai ubbidito al mio preciso ordine di toglierti i vestiti, sono arrabbiato per il fatto che ora dovrò svestirti io. Questi sono quattro oltraggi che devono essere puniti, e credimi, ragazzo, sarai severamente punito" Marco riuscì solo ansare e a gemere terrorizzato. "Boris, spoglialo!" Boris afferrò il collo della maglietta di Marco e con uno strattone veloce gliela strappò via dal torso. Ora ad ansimare fummo noi come vedemmo l'incredibile corpo di Marco. Con le braccia tese in quel modo il suo fisico andava oltre ogni immaginazione. Le sue spalle muscolosissime e incredibilmente larghe formavano una V perfetta di sorprendenti proporzioni. Le sue ascelle, profonde e quasi prive di peli, formavano due profonde insenature sotto la sua pelle sottilissima, liscia ed abbronzata che invitavano ad abusarne. Io Stavo già pensando ai morsetti come mi avvicinavo a lui e lentamente cominciai a pizzicare i suoi golosi capezzoli. Trovandomi così vicino a Marco riuscivo a percepire il magnifico odore virile esalante dalle sue ascelle. Non potei fare a meno di tuffare interamente il mio viso nella sua ampia e profonda ascella sbronzandomi nell'aroma inebriante derivante dalla sua tremenda paura. Egli tremò e si lasciò sfuggire un sommesso lamento quando gli afferrai alcuni dei radi peli dell'ascella ed improvvisamente glieli strappai dalla radice. Continua...


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