Le Nostre Regole Per Il Poker


by Spanking Italian

Lanciammo l'esecuzione del programma, che sapevamo avrebbe occupato il computer per almeno 5-6 ore. erano le due di un caldo pomeriggio primaverile, sabato, nessuno nella grande fabbrica e nessuno nell'ufficio, solo noi due che avevamo scelto quel giorno perche', tra universita' ed altre cose era l'unico libero.

K si era per fortuna ricordato di portare le carte, e cosi' comincia a mischiarle e chiede, prima ancora di aver deciso a cosa giocare, che cosa ci si giocava. Non so, rispondo, non e' che sia in un periodo di grande benessere economico, aggiungo.

K va addirittura oltre, perche' dice che soldi non puo' e non vuole giocarne, perche' ne ha pochi e se li vuole tenere per comprarsi alcuni cd.

Allora, gli dico, proponi un alternativa. Per me non ci sono problemi ne' preclusioni, e mentre dico questo comincio a sperare che forse va in una direzione inaspettata ma non per questo meno gradita.

Senza alcun imbarazzo (quale io certamente avrei avuto) mi propone di pagare ogni sconfitta con una penitenza inflitta dal vincitore al perdente, consistente in una punizione corporale.

Perche' no, dico io, non ho nulla in contrario.

E' evidente il suo sollievo e la sua contentezza nel sentire questo, e di nuovo rifletto che, pur avendo avuto lo stesso desiderio, io non avrei mai avuto il coraggio di proporlo.

Mi dice di aspettarlo un attimo, penso che vada in bagno, mi dico che dopo ci vado anch'io (anche perche' sono gia' eccitato) e invece, quando torna, ha in mano quattro splendidi strumenti per punizioni corporali: una cintura di cuoio, un po' vecchia maniera ma sempre efficace, una racchetta da ping-pong, un finale di canna da pesca lungo un po' meno di un metro e sottile (questo mi ha subito conquistato, non vedevo l'ora di usarlo su di lui e di provarlo su di me) ed infine, ultimo e fantastico, un insieme di stringhe per scarpe, di cuoio, raddoppiate e riunite insieme ad un estremita' da alcuni giri di spago da cucina. Troppo bello!

Mi chiede se mi sembrano troppo duri, ma lo assicuro che vanno benissimo e che non c'e' alcun problema, e lascio che continui i preparativi.

Lo osservo mentre dispone su una scrivania i quattro strumenti, e sopra a ciascuno mette una carta di diverso seme, precisamente i quattro due: cuori per la cintura, mattoni per la racchetta da ping-pong, fiori per il cimino, picche per le corregge di cuoio.

E' semplice, mi dice. Ogni volta che la partita decidera' un perdente, questo dovra' estrarre una carta dal resto del mazzo, e la combinazione di segno e numero stabilira' la punizione penitenza.

Sono semplicemente affascinato.

Prosegue, sempre piu' convinto, ad illustrarmi la sua proposta quantitativa: non meno di sei colpi e non piu' di diciotto: quindi sei colpi per le carte dal 3 al 6, nove colpi per le carte dal 7 al 10, 12 colpi per le figure, diciotto per l'asso.

Non fa una grinza, mi dico. Mi complimento con lui per l'ingegnosita' e la semplicita' della proposta e gli chiedo a quale gioco pensava di giocare

Poker, dice lui, e' il piu' semplice e diretto. SI danno le carte, si cambiano se necessario, e poi si tirano giu' una alla volta.

Incredibile, mi dico, finora avevo pensato a cose come queste come irrealizzabili, ed ecco che si materializzano e perdipiu' con un partner come lui.

Cominciamo la partita. Stanno a me le carte. Le mescolo, le faccio alzare e le distribuisco. Sono gia' in tensione. Non so se sperare in quattro assi o in una scala bucata, se perdere o se vincere, e' come quando hai due giocattoli con cui giocare e non ti sai decidere...

Guardo le mie carte. Due Assi, un otto, un fante, un dieci.

Guardo K. e cerco di capire che cosa ha in mano, ma e' assolutamente imperscrutabile. Gli chiedo quante carte vuole (tre) e gli servo le nuove carte.

Penso rapidamente. Tengo gli assi e il fante, lascio l'otto e il dieci, dichiaro che ne cambio due e comincio a succhiellarle.

La prima e' un fante. Doppia all'Asso, niente male.

Guardo la terza. Un asso. E' mio.

Lo osservo mentre guarda le carte, non lascia trasparire niente. Si limita a tirare giu' la prima: un Re di cuori.

Tiro giu' il mio primo fante.

Tocca a lui. Una Donna di cuori.

Il mio secondo fante.

Il suo fante di cuori. Comincio a temere un'incredibile scala a colore.

Il mio primo asso.

Il suo dieci di cuori.

Il mio secondo asso. Ora tocca a lui per la quinta, e cerco di stare calmo

La scopre lentamente, con maestria.

E' un nove di picche! E' MIO.

Tiro fuori leggiadramente il mio terzo asso e quinto di un meraviglioso full.

Sorridendo, senza dire una parola, gli porgo il mazzo delle altre carte, affinche' possa scegliere la sua carta di penitenza.

E' un otto di cuori.

Corrisponde a nove frustate con la cintura di cuoio, dice lui. Benissimo, dico io. Preparati.

Attimi di tensione e di curiosita'. Dietro al "preparati" c'e' l'attesa spasmodica di cosa fara' adesso: si spogliera' o si mettera' direttamente in posizione, scegliendo cosi', tacitamente, di subire le penitenze sui pantaloni ?

Lo osservo mentre posiziona una sedia nel centro della stanza. Io intanto comincio a saggiare la cintura raddoppiandola e battendola sulla mia mano. Saggia la posizione chinandosi sulla seggiola, dalla parte della spalliera, afferrando il bordo della seduta con le mani; in questo modo il sedere e' perfettamente esposto per ricevere i colpi. Comincio a rassegnarmi all'idea di dargliele sui pantaloni, magari, penso, dalla seconda...

Invece si alza, inizia a sganciarsi i pantaloni e ad accomodarseli intorno alle caviglie; gia' cosi' riesco ad intravedere, dentro le mutande, il suo sesso parzialmente eccitato, le sue natiche adattissime ad un trattamento punitivo.

Beh, mi dico, cosi' e' gia' meglio. SI rimette in posizione, e stavolta per restarci. Gli chiedo se e' pronto e lui mi dice di si'.

Improvvisamente, seguo un istinto. Gli dico che non mi sembra molto pronto, avvicino le mie mani e, gustandomi ogni attimo, afferro il bordo superiore delle mutande evidenziando cosi' l'intenzione di denudarlo completamente.

Hai ragione, mi dice, ma non sapevo se ti andava bene e cosi' ho pensato di lasciare fare a te. Ottima idea, dico io, e gli alzo la maglietta fino ad incastrare il lembo inferiore nel colletto. Ora nulla lo copre dai polpacci ai fianchi, ma cio' che conta sono quelle due rotondita' bianche, pochissimo pelose, che attendono una buona dose di frustate.

Lo guardo mentre attende il primo colpo, rilassato e teso contemporaneamente. Ha il fisico di un ragazzo forse un po piu' giovane, longilineo, robusto ma non troppo, fianchi snelli, natiche non troppo grosse e sode. Perfetto. E' un bel ragazzo, ma questo e' un altro desiderio...

Prendo le misure della distanza, trovo la mia posizione. Porto indietro la cintura, avvolgo il lato della fibbia un paio di volte attorno alla mia mano per accorciarla un po, e, finalmente, lascio andare il primo colpo.

WHAP!

K. non grida, si lascia solo sfuggire una sorta di grugnito ma non si muove. L'ho colpito quasi esattamente al centro, forse piu' sulla parte destra che sulla sinistra. Un leggero arrossamento marca la zona colpita.

Uno, annuncio.

WHAP!

Stavolta ho colpito leggermente piu' forte, K. si e' mosso maggiormente ma ritrova subito la posizione. I due primi colpi si sono sovrapposti ed il rossore e' aumentato.

Due.

WHAP!

Di nuovo, un leggerissimo muggito ed un piccolo spostamento. Questo e' arrivato al di sopra dei precedenti, perfettamente su entrambe le natiche. Nessun segno particolarmente marcato, solo il rossore evidenzia la zona raggiunta.

Tre.

WHAP!

Ora ho capito che cosi' va bene, e procedo piu' celermente, anche perche' voglio fare subito un'altra partita...

Quattro.

WHAP!

Cinque.

WHAP!

Sei.

WHAP!

Sette.

WHAP!

Otto.

WHAP.

Nove, e ultima. Ho colpito quasi tutta la superficie delle natiche, che appaiono rosa piu' che rosse. K. Si rialza, sorride, si massaggia il fondoschiena. Mi dice che sono stato bravo, ne' troppo forte ne' troppo piano. Prima che si tiri su gli slip riesco ad intravedere il suo sesso, sempre leggermente eccitato.

Andiamo, dice, sotto con un altra mano. E' palesemente contento e per dimostrargli che lo sono anch'io lo accompagno al tavolo cingendogli le spalle.

Le carte stanno a lui.

Mi da' un asso di cuori, un re di picche, un 10 di fiori, una donna di mattoni ed uno stupidissimo 8 di cuori. Non posso fare altro che tentare la scala, ma non sara' facile. Mi manca il fante.

Chiedo una carta.

Succhiello lentamente. Stavolta, ovviamente spero di perdere.

E' un fante di fiori. Mi spiace per K., ma pare che anche il secondo round sia mio. Mi risale l'eccitazione. Confido nel cimino...

Inizio a scoprire il re.

Lui tira giu' un dieci

La mia donna

Un altro dieci.

Il mio fante.

Un sette. Ha una doppia coppia, povero piccolo.

Il mio dieci

Un sette.

Il mio nove. Una scalettina semplice semplice

La sua quinta e', come mi aspettavo, un fante.

Mi dispiace, gli dico. Lui non e' dispiaciuto, ne' triste. E' incazzato (bonariamente) perche' gli ritocca di prenderle.

Stendo il mazzo sul tavolo. Prende una carta, la guarda e la sua espressione e' palesemente soddisfatta: un quattro di fiori: 6 colpi con il cimino, che se fossimo inglesi chiameremmo "cane".

Su, gli dico, vedrai che poi ti rifai. Prendo lo strumento, lo sibilo nell'aria, non vedo l'ora di vederlo abbattersi sul suo posteriore.

K. si avvicina alla seggiola, si toglie da solo gli indumenti prescritti e mi dice di procedere.

Stavolta devo essere piu' prudente, non conosco gli effetti di questo strumento sulla pelle nuda. Mi rendo conto che se lo colpisco roteando il cimino rischio di rompergli la pelle e di fargli uscire sangue, e finirebbe il gioco; cosi' decido per il colpo tipo bastoncino, per abbattimento.

Lo muovo ancora nell'aria, per fargli sentire il rumore e per prolugare la sua attesa. Prendo le misure avvicinandolo piano al bersaglio poi, d'improvviso, con una breve rincorsa, gli do' il primo colpo.

SWISS!

Il rumore e' la prima sorpresa. K. si e' mosso leggermente, gli e' sfuggito un breve lamento. Il segno e' piu' marcato rispetto a quelli prodotti dalla cintura, e piu' che altro penso al fatto che e' ancora visibile il rossore prodotto dalla precedente punizione.

Stavolta non conto, apprezzo di piu' il silenzio rotto solo dalla rincorsa nell'aria del cimino e dell'impatto sulla carne. E poi ci sono i segni rossi che mi dicono quanti colpi restano ancora...

SWISS!

Il secondo e' parallelo al primo, leggermente piu' alto.

SWISS! SWISS! SWISS!

Tre colpi in serie, con pochissimi attimi di intervallo: risultato, tre striscie leggermente sovrapposte, della stessa intensita'. K. ha lanciato tre "ahia" immediati, ma non si e' mosso di un millimetro.

Per l'ultimo colpo porto il braccio leggermente piu' lontano, per dare piu' forza:

SWISSS! E' come lo volevo, trasversale rispetto agli altri cinque. Sarebbe da fotografare.

Aiuto K. a tirarsi su, si riveste (ma stavolta, dopo essersi tolto le scarpe, fa a meno di rimettersi i pantaloni: mi va benissimo, intravedo nuovamente, al di la' del cotone delle mutande, il suo sesso irrigidito...)

Terza mano. Come fare a non vincere ?

Mi ritrovo ancora con una scala bucata, cambio due carte, arriva una doppia coppia: due re e due 10. Forse e' la volta buona.

Stavolta rapidamente, senza cerimonie, tiro giu' tutte e cinque le mie carte, dichiarando con noncuranza "Doppia Coppia al Re"

K. si porta la mano alla fronte, dice che non e' possibile, tira giu' le sue carte: doppia coppia al Re, con i dieci, ma i suoi re sono mattoni e picche, i suoi dieci sono fiori e picche: vinco io perche' ho il re di cuori e il dieci di cuori.

Non e' possibile, ripete, ma senza esitare prende una carta dal mazzo e la guarda: e' un sei di mattoni, poteva andargli decisamente peggio.

Scuotendo la testa si alza e mi chiede in quale posizione si deve mettere. Sulle mia ginocchia, gli dico, e lui prontamente si sistema.

Prendo in mano la racchetta da ping-pong: forse l'ho sottovalutata: sentendone il peso mi rendo conto che deve fare molto più male di quanto immaginassi.

Procedo. Gli abbasso gli slip, valuto per un attimo gli effetti delle punizioni precedenti, alzo la racchetta e

WHAM! Non un fremito di K, solo un movimento che ha inarcuato la schiena e le gambe. Decido di andarci più leggero.

WHAM! Anche stavolta, solo un movimento del corpo ma non un grido. Istintivamente, gli carezzo la testa prima di assestargli gli altri colpi, in rapida successione:

WHAM! WHAM! WHAM! WHAM!

Ora il suo didietro è veramente rosso, così come il suo sesso è sempre più eccitato e lo avverto bene, data la posizione.

L'istinto sarebbe quello di afferrarglielo e continuare la sculacciatura, ma voglio andarci cauto. Ci rimettiamo al tavolo e ben presto ho di nuovo le carte in mano.

Due assi, due donne, un fante. Potrebbe scapparci il full: decisamente il ragazzo non ha fortuna

Lo osservo e vedo che ha un sorriso strano, di soddisfazione.

Quando tira giu le carte, capisco perche': un colore a cuori servito!

Non dico nulla, cambio le carte, non voglio dargli la soddisfazione di fargli sapere che ha già vinto.

La mia quinta inutile carta è una donna, tanto per completare il full.

Mi accingo per la prima volta a pescare una carta dal mazzo delle penitenze. K. mi guarda con evidente curiosità e ansietà. E' palese che non vede l'ora di potermi frustare e vedermi nudo.

La guardo con circospezione. Vedo nero. E' un asso. Un asso di picche.

Cazzo, questo pareggia il conto con tutte le precedenti. Diciotto frustate con le corregge. Niente male, mi dico.

Mi tolgo le scarpe, intanto K. prende lo strumento, lo regola intorno al polso. Mi sfilo i pantaloni, guardo in basso, sono già eccitato.

K. mi dice di prendere posizione non sulla seggiola ma sul tavolo, chinandomi con i gomiti e gli avanbracci che sorreggono la parte anteriore del corpo; cosi' faccio, nella classica posizione di "bend over the desk". E' lui stesso, come avevo fatto io, che compie il rito di calare le mutande. Mi rendo conto della sua eccitazione, perchè lo fa in fretta, le porta fino alle caviglie, me le fa togliere del tutto. Resto solo con la maglietta, che mi porta al collo. Da metà schiena in poi sono nudo come un verme.

Mi chiede se sono pronto. Non potrei esserlo piu' di cosi'.

L'attesa del primo colpo è la cosa più nitida.

SLASHHH! AH!

Involontariamente, ho gridato. Non pensavo fosse cosi' doloroso. Ogni singola stringa di cuoio ha raggiunto la mia pelle nuda.

SLASHHH!

Stavolta sono riuscito a non gridare, ma ho arcuato il corpo sotto l'effetto della frusta, con il risultato di sbattere le palle sul bordo del tavolo. Devo stare fermo.

SLASHHH!

SLASHHH!

SLASHHH!

SLASHHH!

Siamo a sei, e già mi sento in fiamme. Il bello e' che davanti la situazione è di assoluta eccitazione: sono, per dirla con un termine volgare, incannato.

SLASHHH! (sette, aiuto, non voglio dargli la soddisfazione di gridare)

SLASHHH! (otto, non ce la faccio piu'...)

SLASHHH! (nove, pensiamo a qualcos'altro: al mare, all'esame...)

SLASHHH! (dieci, ho passato la meta' ma arrivero' in fondo ?...)

SLASHHH! (undici, ne mancano ancora sette, non oso pensare alle condizioni del mio didietro)

SLASHHH! (dodici, noi ci si gioca ma c'e' chi un tempo le prendeva sul serio...)

SLASHHH! (tredici, ma chi se ne frega, non si fa del male a nessuno, solo a noi stessi e poi)

SLASHHH! (quattordici e questa e' stata la peggio)

SLASHHH! (quindici, ne mancano solo tre, forse ce la faccio)

SLASHHH! (sedici, K. è stata una scoperta eccezionale, credo che arriveremo anche a qualcos'altro, credo sia bi_s_e_x_ anche lui)

SLASHHH! (diciassette, solo una, coraggio, che poi ti rifai e saranno cavoli suoi)

SLASHHH! diciotto, ce l'ho fatta. Sono a pezzi. mi lascio andare sul tavolo, poi vado in terra. Sono su un fianco, non mi preoccupo di coprirmi davanti, dopo una batosta del genere non mi è rimasta un'oncia di pudore. Respiro profondamente, scaccio i singhiozzi e le lacrime, K. si spaventa, mi si mette a fianco, mi chiede se sto bene, mi chiede scusa, cerco di sorridere, gli dico di non preoccuparsi, mi stringe la mano, mi carezza la testa, sembra non aver fatto caso al mio stato di eccitazione, continua a carezzarmi, adesso è steso accanto a me, tiro su col naso, mi volto verso di lui, rispondo alle sue carezze, le nostre mani esplorano reciprocamente i nostri corpi, la sua arriva prima a sfiorarmi il sesso, me lo prende in mano, inizia a carezzarlo, io trovo gli slip, glieli sfilo in qualche modo, mi aiuta con l'altra mano, poi riprende a carezzarmi la schiena, ma sta attento a non toccarmi il didietro, ci avviciniamo di piu', ora i due sessi si incontrano, ci muoviamo ritmicamente, le nostre bocche si cercano e si trovano, ci baciamo, iniziamo un movimento ritmico, ci scambiamo baci in tutto il corpo, sul collo, sul petto, gli chiedo di girarsi, prima di accomodarmi sopra di lui mi godo ancora una volta la vista del suo didietro rosso, trovo la posizione ideale per il mio sesso, nell'incavo naturale formato dai glutei, inizio a spingere, tacitamente ci siamo trovati d'accordo sulla non-penetrazione, è il gioco che preferisco, sento che sto per venire ma mi trattengo, non voglio farlo da solo, gli alzo il bacino per fargli capire che deve mettersi a quattro zampe, sono di nuovo su di lui, inizio a masturbarlo, non sento piu' dolore dietro, ci sono, spingo di piu', è mio, sono suo, aumento il ritmo, sento i suoi lamenti di piacere, gli dico ora, ora, ora, dai, dai, dai, ci siamo, sento che si inarca...un esplosione contemporanea.

...

Quel pomeriggio giocammo fino alle otto. Oramai completamente nudi, ci sculacciavamo e frustavamo a vicenda, fino a non poterne piu'. Avemmo ancora due amplessi, sempre allo stesso modo, ma invertendo le posizioni, esplorando i nostri corpi. Eravamo veramente una sola persona.

Dopo quel giorno ci siamo visti praticamente tutti i giorni. Iniziammo un vero e proprio rapporto di coppia, riconoscendo la nostra omosessualita' ed il nostro interesse per i giochi di spanking. Insieme, andammo alla ricerca di riviste, cassette, giornali.

Un giorno, K. mi dice che ha saputo di una casa in affitto, mi propone di prenderla insieme.

Nel giro di un mese ci troviamo a convivere.

Stiamo bene insieme, io lavoro, lui studia e ogni tanto fa qualche lavoretto. Sono io che ho assunto il ruolo dominante in modo quasi continuativo, non esito, se torna tardi o se commette qualche altra mancanza, a punirlo severamente con sculacciate e frustate. Mai niente di cruento, mai niente che non voglia anche lui. Tutte le sere facciamo all'amore, e spesso anche la mattina. Ogni tanto gli permetto di frustarmi, anzi glielo chiedo, ma generalmente tengo la spada del potere nelle mie mani.

Non mi chiedo mai cosa sara' di noi quando saremo piu' grandi e non potremo piu' giocare. Mi godo ogni istante della nostra esistenza.

Tempo fa, grazie ad un annuncio, abbiamo trovato un terzo partner per i nostri giochi. E' un ragazzo dell'eta' di K., ma che dimostra molto meno. Viene spesso da noi, a volte si ferma anche a dormire. Abbiamo ricostruito una specie di famiglia, nella quale io sono il padre o il fratello maggiore e loro due sono i figli o i fratelli minori. Fioccano le punizioni, i giochi di sesso a tre.

Un giorno vi raccontero' anche quest'altra storia.

FINE


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