Forza Milan


by Spanking_italian <Tommi968@yahoo.com>

FORZA MILAN - di Tommi e Arles

Fine pomeriggio in casa Henry è sempre un ora critica: compiti da finire, oppure attesi rientri da fuori, cena da preparare, discussioni sulla scuola, sui lavori di casa fatti, non fatti, da fare.

Laurent è immerso nel suo mondo: riesce contemporaneamente a vedere il Signore degli Anelli su DVD e ascoltare i Blind Guardian nelle cuffie dello stereo... Il padre passa di lì, osserva la scena e scuote la testa: indubbiamente in quel momento il figlio è tra gli Elfi, combatte insieme a Legolas e Aragorn, viaggia con Frodo e Sam, ascolta solo Gandalf... Ci vogliono tre "LAURENT!!!!!!!!!!!!" urlati per far tornare il ragazzo nella realtà

"Dimmi papi"

"Hai idea di dove si sia cacciato tuo fratello?"

"E' andato a fare i compiti da Matteo"

"mmm.... Sono le sette, potrebbe anche tornare. Vuol dire che la tavola la prepari te, ma prima vai a prendere il pane e il latte."

"Ma sta a lui! E poi voglio vedere il film!"

"Laurent, vuoi discutere con me?

"Uffa che palle!!!"

"LAURENT!"

"vado, vado. Però Luca è uno st..."

"LAURENT! Non insultare tuo fratello e smettila di protestare". È la categorica sentenza di Michael Henry

Brontolando tra sè, Laurent si infila il giubbotto, recupera il walkman, si infila gli auricolari nelle orecchie e va ad eseguire la difficile missione.

Torna dopo mezz'ora, Luca è ancora fuori e il padre è sulle spine: è buio, sono le sette e mezzo e il piccolo non ha mai fatto così tardi.

"Ho telefonato a casa di Matteo, sono usciti subito dopo aver finito i compiti, non sanno dove sono andati. Il padre di Matteo è in giro a cercarli, io faccio altrettanto. Se torna a casa mentre sono fuori cercami sul cellulare."

"Sicuro papà, ma stai tranquillo. Vedrai che si è infilato da qualche parte con Matteo, non hanno idea dell'ora e basta. Sono sicuro che tra pochi minuti arriva a casa". Laurent cerca di tranquillizzare in padre, ma in cuor suo anche lui è in pensiero per il fratellino.

"Sarà. Ma è tardi comunque, sono in pensiero e vado a cercarlo."

Ma Michael Henry non fa in tempo ad infilarsi la giacca che suonano alla porta.

Laurent apre... e si trova di fronte ad uno spettacolo incredibile: due vigili in divisa, con tanto di casco bianco, e Luca nel mezzo a loro, con un aria di terrore negli occhi...

"Ciao Laurent... " Dice Luca imbarazzato più che mai.

"LUCA!!! Ma cosa..." Laurent non fa in tempo a finire che arriva il padre

"LUCA!!! Stai bene? E che ci fai con due vigili??!?? Entrate, forza"

"Lei è il padre?" chiede uno dei due vigili appena tutti sono entrati: Luca si è rifugiato vicino a suo fratello, i due vigili hanno l'elmetto in mano e iniziano a spiegare il motivo dello straordinario rientro a casa del piccolo Henry...

"Signor Henry, mi spiace ma suo figlio è stato sorpreso insieme al suo amico a compiere quello che il codice definisce Atto di Vandalismo, nel senso che stavano scrivendo con le bombolette spray sul muro di una casa, poco lontano da qui...un muro appena rifatto, tra parentesi".

Michael Henry non crede alle sue orecchie, ma l'altro vigile prosegue.

"Non daremo seguito alla vicenda con una denuncia, purchè entro domani lei prenda contatto con l'amminstratore dello stabile e si dichiari disposto a rifondere i danni. Naturalmente insieme al padre dell'altro ragazzo".

"Capisco. Avete il recapito di questa persona?"Chiede Mr. Henry.

"Si, eccolo. "

"Bene -prosegue il vigile- suo figlio glielo abbiamo riportato, devo dire che non ha fatto alcun problema, ha detto subito chi era e dove abitava. Si vede che è un bravo ragazzo..."

"Si, è un bravo ragazzo. Tra un oretta sarà anche più motivato ad esserlo di più. Luca! -si rivolge al figlio- saluta, ringrazia e sparisci in camera tua. Non voglio sentirti dire ma, se, ba, pio. Solo "si papà", "no papà" e basta. CHIARO!"

"S..s...si papà" è la tremante risposta di luca, che saluta a monosillabi i due vigili e sparisce di corsa su per le scale.

I due vigili salutano e se ne vanno, lasciando Mr. Henry e Laurent da soli... mentre Luca è in camera, con una tonnellata di farfalle nello stomaco.

"Laurent, non ti immischiare. So che adesso vorresti difendere Luca e convincermi a non sculacciarlo, ma toglitelo dalla testa. TU aspetta qua: apparecchia la tavola, metti l'acqua per la pasta e ci vediamo dopo. Io salgo da quel teppista di tuo fratello."

"Papà, aspetta..."

"Sei sordo?" Mr. Henry è arrabbiato e non ha voglia di perdersi in chiacchere.

"No, ho capito, però voglio venire su con te"

"Vuoi assistere?"

"No se Luca non vuole"

"Pensi che la tua presenza mi condiziona?"

"No...." Risponde Laurent, ma intendendo 'si": è convinto che se lui resta lì il padre non può picchiare tanto forte...

"E va bene, sentiamo cosa ne pensa quel disgraziato."

"Papà... ti prego... non troppo forte." Laurent insiste.

"Lauri, sei proprio strano. Lo hai insultato fino a mezz'ora fa e ora... ma sono contento che lo difendi..." e Michael accompagna queste parole con una bella arruffata ai capelli di Laurent, con tutte e due le mani, e un gran sorriso a trentadue denti.

"Andiamo su dal teppista", Dice tornando serio.

Ma come entrano nella stanza dei ragazzi... la trovano deserta.

"Luca, dove sei?" Chiede il padre, stupito. Laurent entra in bagno, ma è vuoto. "Dove accidenti si è cacciato?"

"Papà, in bagno non c'è, e nemmeno in camera tua."

"Luca salta fuori. Non complicare le cose ulteriormente." Dice Mr. Henry ad alta voce.

Niente.

Silenzio.

Laurent e il padre, a questo punto preoccupati, tornano giù, guardano in tutta la casa, in giardino ma Luca è sparito: evidentemente è sceso per la scala di sicurezza dietro la casa, ed è scappato per paura della punizione... ma dove può essere andato un ragazzino di 12 anni al buio, con pochi soldi in tasca?

"Cazzo, Luca è scappato" esclama Laurent, ma il padre è troppo preoccupato per riprenderlo per la parolaccia usata

"Laurent, se hai un idea tirala fuori, non è il momento per tenere segreti."

"No, papà.. però telefonerei a Matteo..."

"Si, questa è un'idea. Chiamo subito."

Michael Henry si dirige verso il telefono, quasi correndo: è divorato dalla preoccupazione per il figlio minore, non sa se pregare o minacciare: vorrebbe poter dire "quando lo prendo..." ma non ce la fa: l'arrabbiatura sarebbe subentrata solo nel vederlo di nuovo a casa ed incolume, ma fino a quel momento prevale l'angoscia...

"Buonasera, sono Il papà di Luca. Mi spiace disturbare...". È l'inizio della telefonata.

"Sì, sì. So tutto, certo. Sì, anche qui... però ora il problema è che Luca sembra sia riuscito di casa senza avvertire nessuno, e volevo sapere se per caso era passato di li."

"Ho capito. Sì, se per caso venisse lì telefonatemi subito, e ditegli che mi aspetti."

"No, ancora nulla. E ora è anche uscito... no, non penso proprio scappato... però si, sono un po' in pensiero."

"Certo, e grazie."

Michael riattacca il telefono, e come un leone in gabbia inizia ad andare in su e giù per la casa, ora alla porta, ora alla finestra, al telefono sperando che suoni...

Finchè non si decide: prende la giacca, le chiavi della macchina e si prepara ad uscire.

"Laurent, tu aspetta qui. Se torna o telefona cercami immediatamente sul cellulare, ok?"

"Ok papà. Ma dove pensi di andare?"

"Oratorio, giardini, scuola, nei negozi... magari fino a piazzale Lotto... "

"E se non lo trovi?"

"Se non lo trovo chiamiamo la polizia... "

Laurent è sull'orlo delle lacrime, il padre se ne accorge e lo abbraccia stretto, carezzandogli la testa.

"Tranquillo, Lauri. Vedrai che lo troviamo, lo riportiamo a casa, ci abbracciamo tutti e tre... Ma adesso mi posso fidare a lasciarti solo? Vuoi che telefono a qualcuno perché venga qui con te?"

"No, no, non voglio nessuno. Voglio solo Luca qui con me"

"Te lo riporto, il tuo fratellino. Tranquillo."

"E quando lo riporto qui... passerà una mezz'ora pessima per lui!' pensa Michael Henry, ma desiderando in cuor suo, in quel momento, solo riabbracciarlo.

Michael Henry esce di casa, ma cosa è successo in quei dieci minuti passati da Luca solo in camera? Il ragazzino è andato di sopra spaventatissimo, ma soprattutto pieno di vergogna.

Non si sarebbe mai immagino di dover tornare a casa da suo padre accompagnato dai vigili, per Luca quella era una grandissima umiliazione, si sentiva quasi come un criminale oltre ad avere un senso di colpa che gli contorceva lo stomaco.

Già quando era lì davanti al muro con Matteo, aveva sentito il primo impulso che gli diceva di non fare una cosa così stupida. Purtroppo per lui il buon senso non ha prevalso, anzi mentre scriveva FORZA MILAN con la sua bomboletta gli sembrava di non star facendo nulla di male, una semplice bravata che non avrebbe fatto male a nessuno.

La visione dei due vigili, però, gli fece cambiare radicalmente idea, uno scherzo innocente (secondo Luca) si era trasformato in una tragedia.

Ora era lì in camera sua, in attesa dell'arrivo del padre. L'idea di essere sculacciato lo spaventava relativamente, in quel momento i suoi nemici principali erano la vergogna e il rimorso.

L'idea di scappare gli venne all'improvviso, fu un fulmine, l'irrazionale prevalse sul razionale e Luca imboccò la scala di sicurezza e si immerge nel buio e nel freddo della notte milanese.

Michael Henry è in giro per il quartiere. Oratorio, giardini, scuola, negozi... nessuna traccia di Luca.

Rassegnato, disperato, Michael prende il cellulare per chiamare la polizia, ma prima di fare il numero decide di passare, comunque, da piazzale Lotto.

E Luca è li... alla fermata dell'autobus... con addosso solo il giubbotto, la faccia pallida e spaventata, stanco dopo aver fatto un lungo pezzo di strada.

Michael parcheggia la macchina, lo raggiunge a piedi e si siede silenziosamente accanto al figlio sulla panchina. Sono praticamente soli, anche perché nella grande città, in un posto come quello, tutti badano agli affari propri.

"Ciao, Luca"

"Ciao Papà"

"Dove vai?"

"Non so." Luca risponde a monosillabi.

"Beh, da qui partono tanti autobus... ma forse vuoi tornare a casa da tuo fratello, non aspetta che te."

"Lo so. Anch'io gli voglio bene."

"E allora perché sei scappato?"

"Non volevo scappare."

"Diciamo che volevi uscire?". Propone il padre

"Ecco... forse sì..."

"E se adesso tornassimo a casa?"

Luca scrolla le spalle.

"In ogni caso non ti lascio solo, sto qui con te"

Luca non dice niente, guarda il padre con occhi interrogativi.

"Se stai pensando a quello che è successo e quello che ti aspetta la risposta non può che essere SI. Non posso lasciartela passare."

Silenzio.

"E' per questo che sei scappato? Per paura delle sculacciate che ti aspettano?"

"Non lo so... forse la verità è che mi vergogno di quello che ho fatto ed ho paura di vederti arrabbiato..." Luca è molto titubante.

"Luca, non posso fare finta di non essere arrabbiato, e non posso sgridarvi sotttovoce. Possibile che tu non capisca che se grido è perché lo devo fare, perché è un modo più franco e diretto di farvi capire le cose, e poi se ti ricordi, non molto tempo fa ho promesso di non picchiarvi quando sono arrabbiato... però anch'io non posso sempre ingoiare, e non posso sempre trattenere... ma da qui ad avere paura, cucciolotto, ce ne passa!"..

Michael Henry cerca di tranquillizzarlo ed il risultato è positivo: Luca si butta nelle braccia del padre, che lo stringe forte. In silenzio, i due restano abbracciati per due minuti buoni, finchè il padre non realizza che l'altro suo tesoro è a casa in attesa di notizie, e preoccupato quanto lo era lui.

"Luca, tuo fratello è angosciato per te, andiamo a casa. E ora dalla macchina lo chiami."

"Va bene. Andiamo a casa, da Laurent. Ma quando saremo a casa me le darai?"

Silenzio.

"Papà..."

Henry dad prende il figlio per le spalle, si china fino ad arrivare con la testa all'altezza della sua e gli risponde:

"Si, Luca, stasera tu sarai sculacciato. E' tanto che non le prendi, sei stato bravo a scuola e a casa, e ultimamente ci ha pensato tuo fratello a "salvarti", ma stasera non c'è arringa di Laurent che tenga. "

"Ma non griderai, vero? E non mi rincorrerai per la casa? "

"No. Ma a casa dobbiamo anche parlare di quello che hai fatto insieme a Matteo. Senza gridare, senza urlare, senza rincorrerti, ma dobbiamo parlarne."

"E adesso andiamo a casa da Laurent."

Luca affronta il breve viaggio in macchina con serenità, ormai è consapevole che le sculacciate si avvicinano, ma la chiaccherata con padre ha lenito la sua tensione.

Quando arrivano finalmente a casa Laurent, preavvisato per telefono, li aspetta fin sul giardino: appena vede Luca gli corre incontro, lo abbraccia e gli sorride:

"Ehi, fratellino, pensavi di lasciarmi solo? E dove andavi senza di me? "

Luca, malgrado il peso che sente, non può trattenersi dal restituire abbraccio e sorriso al fratello.

"Ma no, ma no. Non stavo proprio scappando..."

Laurent osserva il padre, mentre rientrano tutti e tre in casa, sperando di scorgervi, come altre volte, uno sguardo di comprensione e di avvenuto "perdono" del fratellino... ma stavolta niente: uno sguardo dolce, come sempre, ma deciso.

"Luca " -chiama il padre dopo che si sono tolti le giacche- "dai, andiamo nello studio"

"Papà... " Laurent sarebbe pronto a fare un'arringa delle sue per difendere il fratello, ma il padre non gliene dà il tempo.

"Laurent, lascia perdere e risparmia il fiato. Stavolta non c'entri niente, non puoi fare quello che hai in mente. Andiamo Luca, forza."

Luca, rassegnato, scambia un ultima stretta con il fratello maggiore... e a capo chino si dirige verso lo studio del padre, vera e propria "Torre di Londra" per gli Henry Brothers...

Laurent, come già fece una volta Luca, si siede sulle scale, proprio di fronte alla porta dello studio, pronto ad accogliere il fratello una volta terminata la punizione.

Intanto, al di là della porta...

Luca è rassegnato, ma non per questo non è teso: ha gli occhi rossi, è in silenzio e aspetta l'inevitabile comando del padre: sganciati i pantaloni...

Ma prima Michael Henry deve tentare di spiegare a Luca perché deve essere punito, e non è facile.

Era più semplice, pensa, quando gliele suonavo d'istinto, a caldo. Poche spiegazioni e via andare... ma non era giusto, riconosce. "Luca, sentiamo, perché secondo te è sbagliato scrivere sui muri e ti punisco? "

"Perché dobbiamo pagare i danni, cioè devi pagare i danni.... Perché mi hanno portato a casa i vigili... perché non si fa..."

"No. Niente di tutto ciò. I danni certo che li devo pagare io, sono tuo padre e ci mancherebbe altro, ma non è per i soldi che ti sculaccio e neanche perché ti hanno portato a casa i vigili, nonostante la sorpresa. No, ciccio, te le suono perché hai fatto una cosa che non si fa sul muro di altri. Se, poniamo, scrivevi FORZA MILAN sul muro di casa nostra ti avrei messo a ridipingerlo, ma non credo che ti avrei picchiato, ma sei andato a farlo sulla casa di altre persone, che magari l'avevano appena ridipinta, e alle quali certo non va piacere avere il muro imbrattato da una bomboletta spray. È questione di rispetto Luca... sarebbe come se, per esempio, Matteo o un altro dei tuoi compagni di classe ti scrive FORZA INTER sul diario... ti piacerebbe?

"No...non credo..." Risponde Luca.

"Bene... e allora perché devi imporre a chi abita lì di leggere FORZA MILAN sul muro di casa sua?"

Silenzio

"Naturalmente, va da sè che il fatto tu abbia scritto forza milan e non, poniamo, morte ai negri o sporco ebreo, depone a tuo favore...",

"PAPA'!!! non avrei mai scritto una cosa del genere! E nemmeno Matteo!" Luca risponde con orgoglio.

"Lo so, Luca. Era solo per farti capire che c'è anche scritta e scritta sul muro... ma certamente se tu avessi scritto una cosa come quella non saresti qui, perché certo non saresti mio figlio."

"Ma per tornare in tema, mio caro, NON TI DEVI PERMETTERE MAI PIU' DI CONSIDERARE COME FOSSE TUA CASA DEGLI ALTRI E DI IMPORRE AGLI ALTRI QUALCOSA CHE PIACE A TE, E NON TI DEVI PERMETTERE DI ANDARE IN GIRO DI BUIO COME UN TEPPISTELLO DI PERIFERIA ARMATO DI BOMBOLETTA SPRAY, CHIARO RAGAZZO?"

Luca si è fatto piccolo piccolo, sa che la tirata finale del padre prelude ad una sola cosa...

Laurent, da fuori, ha ascoltato la fase finale del discorso paterno, fatto a voce più alta, poi la pausa... e infine i colpi della mano che si abbattono sul fondoschiena di Luca, e a giudicare dal rumore già scoperto completamente, poi le prima grida di protesta di Luca e le prime richieste di fermarsi... ma il padre non ci sente e prosegue inesorabile a sculacciare Luca.

Dopo dieci minuti la porta dello studio si riapre, Michael va verso il salotto mentre Luca sale da Laurent. Il ragazzino ha gli occhi rossi segnati dalle lacrime scese non certo per il dolore, ma per l'emozione e la tensione della situazione in se stessa. Per lui è stata una giornata infinita e durissima, ha un forte mal di testa ed un gran desiderio di andare a dormire, ma il senso di colpa che gli contorceva lo stomaco è sparito.

Laurent lo accoglie mettendogli un braccio intorno al collo e facendogli l'occhiolino:

"Forza campione, ora sei un uomo libero, com'è andata?"

"Secondo il mio fondoschiena è andata male, io, però, non mi lamento". È la risposta di Luca.

"Grande! Allora sei pronto per riprendere la tua opera di brigantaggio, domani ci mettiamo a staccare gli stemmi delle macchine" Laurent sta cercando di stuzzicare Luca per farlo reagire e, vista la risposta del fratellino, il suo tentativo ha avuto buon esito.

"Mi dispiace Laurent, ma domani sono già impegnato, devo dipingere con la bomboletta le tue magliette dei Blind Guardian"

"Non ti azzardare" Dice Laurent saltando addosso a Luca ed iniziando così una incruenta e divertente lotta tra fratelli.

Ben presto, dalla stanza dei ragazzi, provengono musica e risate.

When you knock right on the door "Forever locked" they say A little man will let you in, For you have always tried - to get inside

You're in quest for more to find the core Your journey still ain't over Your quest is your purpose, go on You're in quest for more to find the core It will be - never- over Your quest is your purpose, go on ...

You're in quest for more to find the core...

Il padre, dal fondo delle scale, ascolta e sorride.

FINE *


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